Come sappiamo la Santa Cabala prende spunto da 3 importanti pubblicazioni il Siphrah Dzeniutha, il Sepher Yetzirah e lo Zohar, tutti attribuiti a Simeon Ben Yochai.
Pochi, però, sanno che le opere, anche se solo in forma di trattati, già esistevano e a Simeon Ben Yochai è attribuibile il merito di averle raccolte ed unite nonché rese maggiormente comprensibili e tramandabili.
Le prime bozze dei trattati del Sepher Yetzirah, ad esempio, furono redatti da Rabbi Akiba, il precettore di Simeon Ben Iochai, a Babilonia dopo la prima caduta del Tempio quando gli Ebrei erano dai maestri Caldei.
Grande merito di quest’ultimo, comunque, resta, senza dubbio, tramandare l’insegnamento mistico ai posteri e renderlo accessibile fino ai nostri giorni.
Il Sepher Yetzirah
La storia ci insegna che dopo la caduta del tempio gli Ebrei furono portati a Babilonia.
Quando due popoli convivono, soprattutto quando uno di questi è caduto, la prevaricazione culturale è inevitabile, così ben presto gli Ebrei iniziarono a “dimenticare” la propria cultura e l’antico sapere rischiava di essere completamente perduto.
Il Torah ha origini antichissime ed era stato sempre trasmesso nell’antico Ebraico.
Chi possedeva la conoscenza necessaria e voleva tramandare l’antico insegnamento, doveva trovare una soluzione che fosse comoda soprattutto per le nuove generazioni e quelle avvenire ignare dell’antica lingua.
Così, nella terra dov’è nata la scrittura, con l’aiuto proprio degli scribi Babilonesi, ricordiamo uno dei primi popoli a convertire gli antichi disegni/geroglifici in segni convenzionali, i vecchi saggi riuscirono nel loro intento e trovarono segni convenzionali e metodo con cui far nascere una nuova scrittura in modo da non seppellire definitivamente la propria cultura.
E dove partire se non proprio dal Torah?
Così, si narra che, con l’aiuto e l’impegno del maestro Esdra, che si servì di un tipo di scrittura assira, anche gli Ebrei ebbero finalmente il proprio alfabeto composto da 22 lettere, numero che corrispondeva tra l’altro esattamente con il numero di fonemi antichi.
L’influenza Caldea, ovviamente, non si limitò solo a questo.
Sempre la storia ci insegna che nella culla della civiltà antica/contemporanea nacquero tutte le antiche scienze e certamente l’influenza dei maghi caldei e il loro sapere arricchì gli Ebrei con grandi insegnamenti.
L’associazione del Sepher Yetzirah con il Libro dei Numeri Caldeo è palese come è altrettanto palese che Simeon Ben Yochai si sia ispirato allo stesso Libro dei Numeri per scrivere lo Zohar, così come aveva fatto tra l’altro anche il suo precettore Akiba per redigere i suoi trattati.
Comunque sia il Sepher Yetzirah, Il Libro della Formazione, resta ed è l’opera più occulta tra le opere Cabalistiche, capace di infondere vibrazioni se letto nell’antica lingua e ancora oggi in grado di far compiere dei veri e propri miracoli, come testimoniano tantissimi taumaturghi moderni ed antichi, Oshoi, Rabbi Chanina e il Rabbino Joshua Ben-Chananea solo per citarne alcuni.
Sepher Yetzirah: il Primo Capitolo
1-1 Trentadue sentieri meravigliosi di Saggezza tracciò, Yah Yhwh Dio di Israele, Élohïm vivente re dell’universo El Shaddaï, misericordioso e clemente, supremo ed eccelso che risiede in Alto e il cui Nome è Santo. Stabilì il suo universo con tre sepharim (libri): Sephor (il numero), Sippur (la parola) e Sapher (lo scritto).
1-2 dieci Séphiroth b’limah * e ventidue lettere di fondamento: tre madri, sette doppie e dodici semplici.
1-3 dieci Séphiroth b’limah *; come il numero delle dieci dita: cinque di fronte a cinque, e l’alleanza unica nell’asse centrale, fondata con la parola della lingua e con l’incisione nella pelle.
1-4 dieci Séphiroth b’limah *, dieci e non nove, dieci e non undici. Discerni con Saggezza e penetra con Intelligenza. Esaminale, interrogale, così la Parola si alzerà verso il suo creatore ed il Formatore sarà ricollocato al suo posto.
1-5 dieci Séphiroth b’limah *, corrispondono a dieci cose infinite, senza limiti: profondità di principio, profondità di fine, profondità di bene, profondità di male, profondità dell’altezza, profondità del basso, profondità dell’oriente, profondità dell’occidente, profondità del settentrione, profondità del meridione. Il Signore è l’unico Dio, re fedele, che domina per sempre su tutti, dalla sua santa dimora per l’eternità delle eternità.
1-6 dieci Séphiroth b’limah *. La loro apparizione ha l’aspetto di un lampo le cui estremità sono senza termine. Il suo Verbo corre in esse avanti e indietro e quando parla simile ad un uragano, si prostrano davanti al suo Trono e lo adorano.
1-7 dieci Séphiroth b’limah *. La loro fine risiede nel loro inizio ed il loro inizio nella loro fine come la fiamma è legata al tizzone. Il Signore è Unico e senza secondo e prima di lui che cosa stai a contare?
1-8 dieci Séphiroth b’limah *. Trattieni la tua bocca dal parlare ed il tuo cuore dal riflettere, e se il tuo cuore corre via, riportalo nel luogo dove è detto “E le H’ayoth andavano e venivano”. Su questa cosa fu sancita l’alleanza.
1-9 dieci Séphiroth b’limah *. Una: Soffio di Élohïm Vivente, Sia benedetto e benedetto sia il Suo nome che è vivente in eterno. La voce, il soffio e la parola sono lo Spirito Santo.
1-10 due: Soffio generato dallo Spirito, tracciò e scolpì in esso 22 lettere fondamentali, tre Madri sette Doppie e dodici Semplici e un solo soffio le anima.
1-11 tre: “Acque generate da Ruach (Spirito)”, tracciò e scolpì 22 lettere uscite dal Tohu Bohu di fango e di argilla. Le tracciò come una specie di giardino. Le scolpì come una specie di muro. Le spiegò come una specie di tetto. Versò della neve e divennero polvere, così come è scritto: “Dice alla neve: sii terra!”
1-12 quattro: “Fuoco generato dalle Acque”. Tracciò e scolpì in esso il Trono di Gloria, i Seraphïm, gli Ophanïm, gli H’ayoth ha-Qodésh ed i Suoi angeli officianti. Con loro tre, fondò la sua dimora, come è scritto: “Fa dei venti i suoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i suoi servitori”.
1-13 scelse tre lettere tra le semplici nel mistero delle tre madri “AMSh” (Aleph, Mêm, Shin abbreviate). Le fissò nel suo Grande Nome e sigillò con esse sei estremità. Cinque: Si volse verso l’alto e sigillò l’Altezza con YHV. Sei: Sigillò verso il basso, si volse verso giù e lo fissò con HYV. Sette: Sigillò l’oriente, si volse in avanti e lo fissò con VYH. Otto: Sigillò l’occidente, si volse indietro e lo fissò con VHY. Nove: Sigillò il meridione, si volse verso destra e lo fissò con YVH. Dieci: Sigillò il settentrione, si girò verso sinistra e lo fissò con HVY.
1-14 tali sono le dieci Séphiroth b’limah: Soffio di Élohïm Vivente, Soffio generato dallo Spirito, Acque generate da Ruach (spirito), Fuoco generato dalle Acque, Alto e Basso, Oriente ed Occidente, Settentrione e Meridione.
* Séphiroth b’limah (belì: senza, mah: cosa)
Compendio al primo capitolo del Sepher Yetzirah
Immaginare oggi di commentare il primo importantissimo capitolo del Sepher Yetzirah sembrerebbe alquanto semplice poiché attualmente possediamo tutto il sapere necessario.
Il glifo dell’Albero della cabala è noto da secoli e potrebbe apparire facile tracciarne la struttura partendo da questi versi.
Anticamente, però, il glifo era rivelato a pochi.
Il solo partire dal “il numero delle dieci dita: cinque di fronte a cinque” era certamente fuorviante, per non parlare delle “ ventidue lettere di fondamento: tre madri, sette doppie e dodici semplici” che certamente richiamavano le 22 lettere ebraiche ma come collocarle? Certo viene detto nel secondo capitolo ma l’interpretazione resta sempre abbastanza criptica.
Una premessa interessante è senz’altro che S-phr, pronunciato senza vocali, significa conteggiare.
Se pensiamo che gli elementi principali dell’Albero Cabalistico sono le Séphiroth, appare evidente quello che abbiamo precedentemente affermato: il Sepher Yetzirah è un chiaro successore del Libro dei Numeri Caldeo e la Geometria e i Numeri formano il suo asse portante.
Altro elemento fondamentale è la ricorrente separazione tra maschile e femminile, 10 in coppia, 5+5, e certamente anche la decade pitagorica ne trae spunto, ricordando che per questa scuola i numeri dispari sono maschile mentre quelli pari femminili.
“Il Signore è Unico e senza secondo e prima di lui che cosa stai a contare?”
Non c’è nessun numero prima dell’uno, questo è assodato se non il nulla (l’Ain di Ain-Soph).
Nulla che però, nella cultura ebraica ha sempre una qualità ma non un luogo.
Il nulla è l’innominabile, il celato, l’inarrivabile e dalla fusione dell’1 con lo 0 nasce la Madre Creatrice.
Dall’uno si forma prima la Diade e poi la Triade, come detto e da essa nascono le Sette membra che formano l’albero.
Dall’Uno nasce l’Aria, dal Due (Aria) nasce l’Acqua, dal Tre nasce il Fuoco e tutto ebbe inizio.
Per mera trasposizione Binah (l’intelligenza) la terza Séphiroth corrisponde a Saturno, Cronos o Caos, rappresentato come ““sono oscurità e vuoto, il limo e la melma”, mentre Tif’eret è associato al Sole, al Figlio, al Fuoco e all’Etere che forma tutta la materia.
Al contrario di quanto siamo abituati a pensare con il Tzimtzum, dunque, il quadrilatero sacro era formato con la Sesta Séphiroth, centro del Tutto, ai cui piedi ha non a caso poggia Yesod (Sei: Sigillò verso il basso).
Questo gli antichi cabalisti l’avevano compreso bene tant’è che nella Biblioteca Nazionale di Parigi sono conservati alcuni reperti in cui l’albero della cabala viene raffigurato in maniera del tutto differente da come ci siamo abituati a studialo, con Tif’eret che si frappone tra la Quarta e la Quinta.
Il Sepher Yetzirah dice:
“scelse tre lettere tra le semplici nel mistero delle tre madri “AMSh” (Aleph, Mêm, Shin abbreviate).
Le fissò nel suo Grande Nome e sigillò con esse sei estremità.
Cinque: Si volse verso l’alto e sigillò l’Altezza con YHV.
Sei: Sigillò verso il basso, si volse verso giù e lo fissò con HYV.
Sette: Sigillò l’oriente, si volse in avanti e lo fissò con VYH.
Otto: Sigillò l’occidente, si volse indietro e lo fissò con VHY.
Nove: Sigillò il meridione, si volse verso destra e lo fissò con YVH.
Dieci: Sigillò il settentrione, si girò verso sinistra e lo fissò con HVY.”
Cerchiamo di renderlo più semplice, uno schema come sempre aiuta
Per comprenderlo basta guardare con i propri occhi, sii tu il creatore del tuo tutto e dopo aver guardato in alto e in basso, va in avanti, torna indietro sui tuoi passi il doppio rispetto al punto di partenza camminando all’indietro, voltati verso destra, gira di 180° a sinistra.
Tutto fu generato per suo nome e tutto fu sigillato secondo il divino Tetragramma YHVH (Jod-He-Vau-He).
Molti sanno già che le lettere ebraiche e i numeri camminano sempre di pari passo.
In YHVH troviamo tre lettere Y ,H e V il cui rispettivo valore è 10, 5 e 6 con 10+5+6= 21 e per semplificazione 2+1= 3 (Idea, Verbo e Voce).
Ciò che sappiamo e che possiamo tranquillamente affermare per sintesi ed elaborazione è che:
- 10, formato come detto dell’1 e dallo 0, è il numero che meglio rappresenta la dualità maschile e femminile (2*5) nonché il numero che miglio rappresenta la molteplicità. Formato da 1 e da 0 dove lo zero indica l’impossibilità di cogliere l’origine e il fine, oltre ciò che é manifesto racchiude in sé tutte le potenzialità;
- 5 rappresenta l’unione tra del primo numero pari con il primo numero dispari (2+3)
- 6 è il numero che meglio rappresenta l’armonia degli elementi in natura (si pensi alla stella a sei punte salomonica) oltre ad essere il primo numero perfetto naturale (numeri che coincidono con la somma dei suoi divisori distinti da sé stesso 1+2+3);
Tutto ciò ci lascia una grande insegnamento.
Il primo capitolo spiega come i numeri hanno formato il tutto.
Il Sepher Yetzirah è un insieme di trattati sulla Genesi, resta ed è un testo molto criptico, apparentemente di semplice lettura fino a quando non si scava in fondo.
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