L’Alchimia che vive nel corpo
L’alchimia femminile sacra: prima ancora dei libri, dei rituali, dei simboli tracciati sul foglio…
il primo laboratorio alchemico è stato il corpo della Donna.
Un corpo che muta, che trasforma, che crea e dissolve.
Un corpo che sanguina senza morire, che accoglie, che respira il mistero.
Un corpo che sa, anche quando la mente dimentica.
Nell’antica arte alchemica, ogni elemento aveva un processo: combustione, distillazione, coagulazione.
E così anche la Donna attraversa fasi, passaggi, soglie.
C’è una Nigredo che arriva con il dolore mestruale o con la perdita del desiderio.
Un’Albedo quando ci si riconcilia con la pelle, con la voce, con il silenzio.
Una Rubedo quando la vita ricomincia a scorrere attraverso il grembo, non più solo come biologia… ma come intuizione incarnata.
Ogni cicatrice è una formula. Ogni fluido è un linguaggio.
Ogni emozione trattenuta è un metallo ancora da trasmutare.
Ma solo chi rientra nel corpo — davvero — può accorgersi che l’Alchimia è sempre stata lì.
Non ci hanno insegnato a ricordare
C’è un sapere che non si studia: si custodisce.
Un sapere che non ha bisogno di essere spiegato, ma solo ricordato.
Per secoli è stato messo a tacere.
Il sapere delle donne, dei cicli, del sangue, dei sogni, del grembo.
Le storie sono state riscritte. I riti cancellati. I corpi sorvegliati.
Abbiamo imparato a dubitare del nostro sentire.
A vergognarci del sangue, a nascondere le lacrime, a temere la nostra voce.
Ci hanno detto che la sensibilità era debolezza, che la ciclicità era un disturbo da normalizzare.
Così il corpo è diventato un campo di battaglia, da controllare, migliorare, correggere.
Ma il corpo non mente. E aspetta.
Aspetta il momento in cui torneremo a fidarci di lui. A sentirlo non come un limite, ma come un portale.
Ricordare non è un atto intellettuale. È un atto rivoluzionario.
Ricordare chi siamo prima delle ferite, prima dei ruoli, prima dei silenzi.
Nigredo – La caduta: quando non ci riconosciamo più
Tutto inizia con una crepa.
Una stanchezza che non passa. Un silenzio che pesa. Un vuoto che non si riesce a riempire.
Il corpo non risponde più come prima.
Le emozioni diventano troppo o niente. La voce interiore si fa lontana.
Ci guardiamo allo specchio… e non ci riconosciamo.
Questa è la Nigredo, la fase nera dell’Opera.
L’alchimia la conosce bene: è il momento in cui la materia si disfa, in cui le certezze collassano, in cui il caos apre la soglia.
Nessuno ama stare qui.
Ma chi ha il coraggio di restare — senza fuggire, senza fingere, senza ricomporsi troppo in fretta — inizia a scorgere qualcosa.
Perché sotto la ferita c’è un portale.
E la vera trasformazione non inizia nella luce… ma nell’onestà del buio.
Albedo – La purificazione: l’arte del lasciare andare
Dopo la discesa, se non si fugge, arriva il chiarore.
La luce tenue dell’Albedo, come una nebbia che si dirada, come una carezza dopo un lungo inverno.
Qui non si conquista nulla. Si lascia andare.
Il dolore trattenuto nel grembo.
La vergogna annidata tra le parole non dette.
La voce spezzata da anni di adattamento e silenzio.
Inizia la guarigione sottile, fatta di ascolto, di spazio, di atti semplici.
Di respiri consapevoli. Di mani che si posano sul ventre non per giudicare, ma per ricordare.
È in questa fase che possiamo riconoscere le nostre facce interiori:
La Fanciulla che desidera e si apre al mondo.
La Madre che nutre e accoglie.
La Maga che trasforma con la parola e l’intento.
La Crona che custodisce i cicli e conosce i tempi del silenzio.
La Luna, con le sue fasi, ci sussurra come vivere.
Non c’è una via retta, ma un cerchio che si apre e si chiude, in un eterno danzare.
Imparare a fluire è un atto sacro. Un ritorno alla nostra vera natura.
Rubedo – La rinascita: tornare intera, incarnata, viva
Non si tratta di diventare qualcun’altra.
Non di correggersi, non di migliorarsi, non di raggiungere uno standard.
La Rubedo è il rosso vivo della vita che ritorna.
È l’unione di ciò che era diviso. È l’oro che emerge dal piombo.
È riconoscersi — senza maschere, senza sforzo, senza più lotta.
Dopo il buio e la purificazione, torna il fuoco.
Il fuoco creativo che danza nelle mani.
La gioia che non ha bisogno di un perché.
La presenza che non scappa, anche quando il mondo urla.
Qui la Donna non interpreta un ruolo: è.
Non si adegua: vibra.
Non si giustifica: cammina con la sua verità negli occhi.
Questa è un’iniziazione viva, che non ha bisogno di testimoni.
Una corona invisibile fatta di cicatrici, scelte, e silenzi abitati.
La Rubedo è il ritorno a casa.
Ma stavolta… ci sei tutta.
Il mistero non si spiega: si attraversa
Non tutto può essere capito.
Ci sono cammini che non si comprendono con la mente, ma con il sangue. Con la pelle. Con il grembo.
L’Alchimia Femminile non si studia.
Si attraversa.
Chiede disponibilità, non controllo.
Presenza, non performance.
Fiducia, non risposte immediate.
Non è un sapere da imparare, ma da risvegliare.
Un sapere che dorme nel corpo, nei sogni, nei gesti non detti delle donne che sono venute prima di noi.
Se questo articolo ti ha solo “sfiorata”, allora va bene così.
Non era fatto per spiegare. Era fatto per attivare.
Ci sono misteri che non si possono afferrare.
Ma che ti abitano.
E aspettano solo che tu dica: “Sono pronta”.
Se senti il richiamo…
Non tutte le vie si mostrano con chiarezza.
Alcune si rivelano solo quando sei pronta a vederle.
Se qualcosa in te si è mosso, se hai sentito un eco familiare tra queste parole,
forse è perché il tempo è maturo.
Abbiamo custodito questo percorso per chi sente il bisogno di tornare al centro.
Per chi non cerca un’altra teoria, ma un’esperienza viva.
Per chi è disposta a non sapere tutto, ma a essere tutta.
La porta è socchiusa. Se ti chiama, puoi entrare.
Scopri il percorso Alchimia Femminile Sacra
0 commenti